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Prodotti km 0

Prodotti a km 0 nelle mense e nella ristorazione collettiva, approvata la legge regionale

Cia Venezia: «Così si valorizzano le produzioni locali e si danno margini agli agricoltori. Una commissione per gli appalti»

Prodotti a km 0 nelle mense e nella ristorazione collettiva: adesso è legge. Per la precisione la legge regionale 120, approvata all’unanimità a Palazzo Ferro Fini.
“Negli appalti pubblici di servizi o di forniture di prodotti alimentari destinati alla ristorazione collettiva – si legge nel testo licenziato dal Consiglio Regionale - costituisce titolo preferenziale per l’aggiudicazione l’utilizzo di prodotti a km 0 in quantità superiori al 20 per cento, in termini di valore, rispetto a quelle previste dai Criteri Ambientali Minimi adottati con Decreto del 2020, e per tutta la durata dell’appalto”.

Se da un lato Cia Venezia accoglie con grande favore la norma, dall’altro invita ad eseguire controlli precisi e puntuali in merito al rispetto del requisito che prevede che qualsiasi alimento, per definirsi a km 0, debba venire prodotto e trasformato ad una distanza di 70 km dal punto vendita. Non deve succedere, ad esempio, che sia utilizzato un prodotto proveniente dall’estero per trasformarlo poi in una tipicità locale.

Fra gli altri punti, la nuova legge regionale incentiva il consumo di prodotti vegetali freschi, promuovendo iniziative che favoriscano la distribuzione di frutta fresca a km 0 nelle scuole venete mediante distributori automatici, e l’erogazione del prodotto in buste monoporzione. Sono interessati non solo i prodotti agricoli, ma pure quelli della pesca, dell’acquacoltura e alimentari.

«Questa legge regionale – commenta la presidente di Cia Venezia Federica Senno - persegue almeno tre distinti obiettivi: in primo luogo accorcia la filiera, con una conseguente maggior redditività a favore delle aziende agricole, le quali non rischiano di vedere disperdersi i già pochi margini di guadagno lungo la filiera stessa. Inoltre permette una drastica riduzione dell’inquinamento, dato che gli spostamenti per portare le primizie da un luogo all’altro avvengono all’interno di un raggio molto ristretto, riducendo le emissioni di gas climalteranti. Infine – ed è forse l’aspetto più importante – contribuisce concretamente all'educazione e alla cultura alimentare e alla stagionalità per i ragazzi».
«Per dare gambe alla legge – conclude la presidente Senno – sarebbe utile istituire una specifica Commissione metropolitana in grado di certificare “l’utilizzo di prodotti a km 0 quale titolo premiante per l’aggiudicazione dei servizi e delle forniture nella ristorazione collettiva”, come tra l’altro previsto dalla legge regionale».