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Elezioni nuovi vertici Cia Venezia

Nuovo Presidente Cia Venezia a febbraio

Dopo 10 anni, Paolo Quaggio finisce il suo mandato da Presidente Cia Venezia

Si è chiuso pochi giorni fa il calendario delle assemblee elettive della CIA Venezia, passaggio durante il quale si discute dell'agricoltura del futuro e si elegge la nuova dirigenza provinciale. Dopo gli incontri Portogruaro, Chioggia, Mirano, Camponogara e San Donà di Piave, l’appuntamento è per il prossimo 11 febbraio, giorno in cui verranno eletti il nuovo presidente e i nuovi organismi provinciali. Termina infatti il mandato di Paolo Quaggio, che ha guidato CIA Venezia dal dicembre 2011.
"Un mandato ricchissimo di esperienze – commenta – di incontri e di crescita per la nostra associazione"

Oggi, la Cia di Venezia, conta 3500 iscritti e 12.500 pensionati (associati all’ANP), molti dei quali ancora titolari di terreni agricoli. E' presente in tutte le principali Commissioni della Città Metropolitana del settore agricolo, nei Consorzi di Bonifica, nei consigli d’Amministrazione delle cantine sociali del territorio veneziano, nelle 2 strade del vino e nel VeGal.

Ha promosso la nascita nel territorio di numerose associazioni di produttori nei settori della carne bovina, della carne avicunicola, nel settore del latte, dei cereali e delle oleaginose. E' presente, con le proprie aziende agricole, in 23 piazze della provincia di Venezia per i Farmer’s Market settimanali.

«Certamente la coda del mio mandato è stata condizionata dalla pandemia, che ha avuto un duplice effetto: da una parte ha fatto capire l’importanza del settore primario per la nostra quotidianità. Senza il lavoro degli agricoltori, anche nei momenti del più rigido lockdown, non è mai mancato il cibo sulle tavole dei veneziani. Gli agricoltori non si sono mai fermati e – nel rispetto delle normative per il contenimento del virus – hanno assicurato regolarmente l’approvvigionamento di beni di qualità. Dall’altra ha portato alla luce le difficoltà croniche del settore: gli agricoltori purtroppo sono l’anello più debole della catena, quelli che a fronte del lavoro più duro hanno margini di guadagno così esigui da rendere complicata l’attività. È una delle sfide sulle quali ci siamo battuti con più forza, perché i profitti sulla filiera vengano distribuiti in modo più equo».

Ma sono tanti altri i temi cari a Quaggio e che verranno ereditati dai nuovi vertici provinciali. «Il consumo di suolo, che è sopra la media rispetto ad altri territori. E poi la necessità di attrezzarci con un piano di invasi – fondamentali per affrontare i sempre più frequenti periodi di siccità. Per l’area centrale del nostro territorio non è più rinviabile il completamento dell’idrovia Padova-Venezia.

Cia Venezia ha puntato molto sulla multifunzionalità, cioè sullo svolgimento di attività connesse a quella agricola (dagli agriturismi alle fattorie didattiche) ma questo biennio ha provocato un rallentamento di queste esperienze: vanno rilanciate, perché offrono ai cittadini servizi di qualità e in ambienti ameni ed accoglienti».

Quaggio lascia con una consapevolezza. «Il rapporto con le istituzioni e i cittadini è cresciuto e si è rafforzato e questo è per noi motivo di orgoglio. Probabilmente ci viene riconosciuto un approccio serio e concreto alle questioni dell’agricoltura: non siamo qui per lamentarci o per prendere posizione in modo ideologico. Crediamo che la collaborazione con tutta la società porti beneficio a tutti».

Nel corso delle assemblee è stato discusso il documento programmatico della Cia Nazionale, che servirà come base di partenza per i nuovi organismi.
«Cibo, ambiente, clima e welfare – conferma in conclusione Quaggio - hanno subito profonde trasformazioni ed il settore agricolo è sempre più chiamato a svolgere un ruolo da protagonista nelle dinamiche di sviluppo territoriale. Le tendenze dei cittadini (consumatori) verso una maggiore attenzione agli aspetti salutistici ed alla sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni agricole offrono l’opportunità di valorizzare il modello produttivo degli agricoltori italiani, purché ad essi venga riconosciuto il giusto riconoscimento economico».