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Vendemmia 2020, il vino veneziano sugli scudi

Vendemmia 2020, il vino veneziano sugli scudi

Promozione delle eccellenze, consolidamento, fidelizzazione, aumento della qualità e della sostenibilità. Sono solo alcuni degli spunti venuti dall'interessantissimo e molto partecipato incontro di Cia Venezia sulla vendemmia 2020, che si è svolto a fine gennaio con un centinaio di collegamenti durante il webinar.

All’evento – coordinato per Cia Venezia dal presidente provinciale Paolo Quaggio, dal direttore Mario Quaresimin e dal responsabile di zona del Sandonatese Angelo Cancellier – hanno preso parte il presidente del Consorzio Vini Venezis Giorgio Piazza, il presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc Stefano Zanette, il direttore del Consorzio Tutela Prosecco Doc Luca Giavi e il direttore delle Cantine Vi.V.O Franco Passador.

«Sono 10 milioni le bottiglie del 2020 – ha spiegato Piazza - un risultato comunque straordinario nell’anno del coronavirus. Sette milioni di queste sono di pinot grigio, che sta diventando una vera e propria specificità: basti considerare che la produzione veneziana rappresenta l’85% di quella italiana e il 45% di quella mondiale. La Doc Venezia ha avuto una crescita tra il 2019 e il 2020 del 16,6% e la Doc Venezia Pinot Grigio Rosato è cresciuta – sempre tra un anno e l’altro – del 40%. A soffrire sono state il Lison Classico, il Lison Pramaggiore, che hanno sfogo soprattutto nel mercato nazionale (che è stato frenato dal lockdown)».
Piazza ha immaginato gli scenari in arrivo. «Ci vuole una forte promozione delle eccellenze: tutti i produttori internazionali si muoveranno in questo senso, non possiamo restare indietro e non tutelare le nostre».

Anche Zanette ha fornito un quadro di chiusura del 2020 più che positivo, con 500 milioni di bottiglie, grazie anche al Prosecco Rosè. «Vuol dire quasi 50 milioni di bottiglie al mese. È un dato che ci deve fare riflettere: non si può crescere all’infinito, adesso dovremo concentrarci su consolidamento, fidelizzazione, innalzamento della qualità e della sostenibilità».

Giavi invece ha rimarcato la straordinaria tenuta del settore. «Nelle previsioni pre-covid, pensavamo di crescere del 3-5% rispetto all’anno precedente. Durante tutto il periodo del lockdown le nostre stime ci facevano ipotizzare una chiusura tra il -4 e il -14%. La Francia è “contenta” di aver chuso con il -18%. Cosa dovremmo dire noi con un dato reale a fine anno che è del +2.8%? I dati in volume ci confortano, quelli a valore un po’ meno, ma certamente abbiamo retto l’onda d’urto della pandemia». Passador, come Quaggio, ha insistito sul valore della promozione, sul rafforzamento della filiera soprattutto sul mercato interno, sull’ampliamento dei mercati esteri di destinazione (averne tre o quattro molto grandi è rischioso, ci vuole diversificazione). «Alla richiesta di sostenibilità – ha concluso il presidente Cia Venezia – non possiamo che rispondere con la necessità di investimenti nella ricerca, per far sì che l’ecosostenibilità sia durevole».