Salute

Salute: mangiare carne utile anche nella dieta dei malati con gravi patologie
 

In Cia la Lectio Magistralis del Prof. Paolo Marchetti, su benefici proteine animali a tavola
 


L’aggiunta di proteine liofilizzate alla dieta dei pazienti oncologici migliora la massa muscolare e fa diminuire la tossicità della chemioterapia. Lo dimostra un recente studio presentato dal gruppo di lavoro di Paolo Marchetti, direttore della divisione oncologia medica del Sant’Andrea di Roma e ordinario dell’Università la Sapienza, che ha tenuto una lectio magistralis nella sede nazionalediCia-Agricoltori Italiani.
Lo studio condotto su 220 pazienti affetti da neoplasia della mammella o del colon retto mostra anche una marcata riduzione della tossicità delle chemioterapie nei pazienti che hanno assunto proteine vegetali.
Questo significa -ha sostenuto Marchetti- che aggiungendo nella dieta latte e carne, non solo si migliora la qualità di vita dei pazienti, ma si consente agli oncologi di far aderire in modo più preciso ai trattamenti e di controllare meglio la malattia. Dopo questi primi risultati, il prossimo passo sarà quello di verificare se ci sono degli ulteriori miglioramenti della massa muscolare nei pazienti che, oltre ad assumere le proteine, svolgono un’attività fisica costante. “in prospettiva -ha sostenuto l’oncologo- cercheremo di trattare tutti i pazienti con queste proteine distinguendo tra quelli che ricevono solo proteine e quelli che fanno anche attività fisica per capire se c’è un ulteriore vantaggio. La seconda parte dello studio -ha annunciato il Professore- dovrebbe partire a fine giugno.
La ricerca ha offerto l’occasione di analizzare gli scenari futuri e le prospettive che apre una scoperta del genere, che si contrappone ai luoghi comuni che si sono fatti strada tra i consumatori, sul consumo di carne e proteine animali. La carne rossa non è un alimento da demonizzare, nell'ambito di una dieta sana, nemmeno nei pazienti oncologici. Fino a 500 grammi a settimana di carne rossa non processata e cotta in maniera adeguata (non alla brace, al forno o ancora meglio se cotta a basse temperature) e conservata in maniera adeguata sono un supporto nutrizionale più che adeguato per tutti e nei pazienti oncologici che affrontano un percorso così complesso.
Secondo Marchetti "più del 60% dei pazienti oncologici in prima visita presenta un quadro di malnutrizione e questo ha influenze particolarmente negative sulla qualità e la capacità di tollerare le cure". Uno studio presentato all'Asco (congresso dell'American Society of Clinical Oncology) ha valutato l'importanza di un supporto nutrizionale legato alle proteine anche per ridurre la tossicità delle cure, e l'esperto ha annunciato che l'impatto delle carni rosse su quelli che sono i tempi di tolleranza ai trattamenti sarà l'oggetto uno studio che partirà a settembre ottobre con la Fondazione per la medicina personalizzata alla Sapienza."La demonizzazione e' frutto -ha evidenziato Marchetti- di una lettura superficiale di alcuni lavori che davano alcune evidenze ma non così poi significative, legare la carne al rischio aumentato di tumore del colon retto di circa 38% quando fumare sigarette aumenta il rischio di tumore del polmone da 3000 a 5000 volte è una cosa diversa".
Importante è anche il percorso della filiera."Stiamo lavorando -ha spiegato Dino Scanavino, presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani- attorno a un progetto che ci permetterà di produrre sempre di più animali nati, allevati e lavorati in Italia. Anziché acquistare un milione di capi bovini dall'estero come stiamo facendo in questi anni, se riuscissimo a ridurre di due trecentomila unità la dipendenza dall'estero sarebbe un vantaggio non solo economicoma sociale e ambientale".
Sono intervenuti nel dibattito, che ha seguito l’intervento del Professor Paolo Marchetti, anche il presidente Uniceb Carlo Siciliani e il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso.