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Caporalato

Progetto di inclusione sociale

L'azienda agricola di Chioggia che assume 50 migranti contro il caporalato
 

Cinquanta migranti assunti come stagionali in una grande azienda agricola di Chioggia. Oltre al lavoro nei campi, per loro anche le lezioni di una scuola d’italiano.
È il progetto di inclusione sociale che CIA Venezia sta realizzando da qualche anno nel clodiense: un modo per contrastare il caporalato e per offrire una opportunità nell’ambito della legalità.

«L’azienda Vivai Bacchetto – spiega Mauro Mantovan, responsabile di zona della CIA – aveva bisogno di manodopera. Nonostante l’interessamento della Caritas locale, non siamo riusciti a trovare personale italiano. Invece che dare spazio a proposte illegali e a forme di caporalato, l’azienda ha collaborato al progetto di “Chioggia accoglie” e con la scuola Penny Wirton. Abbiamo dovuto superare tanti ostacoli burocratici, occuparci dei permessi di soggiorno, dei contratti di lavoro, ma la soddisfazione è enorme: per questi 50 giovani, uomini e donne, c’è la doppia opportunità di imparare un mestiere e di studiare la lingua. E per noi invece è la dimostrazione che il contrasto al caporalato si può e si deve fare».

«Cia Venezia – conferma il presidente provinciale Paolo Quaggio – è da anni impegnata nel contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento. Questa esperienza, per esempio, fa parta del progetto Progetto N.A.Ve (Network Antitratta Veneto), di cui è capofila il Comune di Venezia e cui aderiamo da tempo. L’impegno contro il caporalato è fondamentale, anche per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro: ricorrere a manodopera clandestina, sottopagata, non formata, è una scorciatoia che porta inevitabilmente ad aumentare i rischi di incidenti mortali. Lavoro nero e caporalato non si fermano mica davanti al coronavirus, sono pronti a invadere le nostre aziende promettendo braccia a basso prezzo e aumentando così rischi e sfruttamento. Ben vengano dunque esperienze come quella di Chioggia».

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