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Allevamento di suini: il Veneto rispetta le regole

Gli allevamenti di suini del veneto rispettano le norme igienico sanitarie  e parametri ben precisi – tracciabilita’ ed etichettatura garantiscono l’origine del prodotto

In Veneto vi sono 9.200 allevamenti di suini, dei quali 7.000 a conduzione famigliare, e 712 sono allevamenti da ingrasso. In tutta la regione si contano circa 600.000 capi, il 4% in più rispetto al 2015, e le province dove si concentra il maggior numero di allevamenti di questo tipo sono Padova, Treviso e Verona. La CIA del Veneto si oppone con durezza alla condanna degli allevamenti suinicoli, apparsa sulle testate locali nei giorni scorsi: la quasi totalità di produttori veneti sono certificati per la realizzazione dei pregiati prosciutti Dop Parma e San Daniele, e rispettano norme relative al benessere animale che sono sempre più restrittive e aggiornate.
Tanto per essere chiari, le norme vietano nel modo più assoluto la stabulazione singola, che si traduce nel fatto che i suini non sono chiusi in gabbie, e stanno, invece, in gruppo.
Altro capitolo fondamentale è quello relativo allo smaltimento dei liquami: gli allevatori rispettano, anche in questo caso, norme molto precise, che fanno riferimento alla conosciuta ‘Direttiva nitrati’, Direttiva 91/676 CEE. Essa prevede un carico di azoto pari a 170 kg per ettaro all’anno nelle zone vulnerabili, ossia le aree ad alto rischio di inquinamento delle falde freatiche, come l’Alta padovana, e parte della Bassa, fino al limitare della Laguna.
Lo smaltimento avviene in seguito alla comunicazione alla Regione da parte dell’allevatore, tramite un sistema informatico visibile da Arpav, Provincia, Comuni e Procura della Repubblica, e deve rispettare precise modalità e periodo di spandimento. Ogni azienda, inoltre, deve smaltire, per ogni ettaro, il liquame corrispondente a 17 capi.
Non bastasse ciò, a scagionare gli allevamenti di suini dalle accuse di essere causa di inquinamento, vi è l’importanza stessa di liquame e letame. Questi ultimi, infatti, se utilizzati in modo corretto, costituiscono un concime naturale a costo zero, che viene usato da sempre nella pratica agricola. “Gli agricoltori sono sempre di più i custodi del territorio, e protagonisti della sostenibilità ambientale – dichiara il Presidente di CIA Veneto, Gianmichele Passarini -. Utilizzano meno antibiotici nell’allevamento dei capi, grazie a tecniche naturali avanzate e innovative. La tracciabilità e l’etichettatura sono elementi fondamentali per registrare la provenienza dei prodotti, e sono indispensabili a tutelare il marchio Made in Italy e a garantire ai consumatori un’alimentazione sana e completa”.