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Manifestazione a Roma

Cia Venezia a Roma per il futuro dell'agricoltura
 

Oltre duemila agricoltori a Roma per dire, con Cia, “Non toglieteci il futuro”. Oggi la manifestazione nazionale della Confederazione ha riempito Piazza Santi Apostoli e le vie del centro di tantissimi produttori e allevatori arrivati da tutt’Italia, con cartelli e bandiere verdi, per protestare contro una crisi che, dal campo alla tavola, sta portando i prezzi alle stelle e rendendo gli agricoltori più poveri. Per Cia, i conti non tornano e serve subito quel piano agricolo nazionale sempre annunciato e mai realizzato, che rimetta al centro l’impresa e il suo reddito. da Venezia si sono mossi 50 agricoltori, guidati dalla presidente provinciale Federica Senno.

I NUMERI DELLA CRISI – Nessun settore agricolo è indenne dalla crisi ormai diffusa e generalizzata, tra emergenze geopolitiche, climatiche e fitosanitarie. L’ortofrutta è in ginocchio, con un taglio del 40% della produzione dopo la siccità record del 2022, le gelate e soprattutto gli effetti delle alluvioni di maggio. Il vino Made in Italy ha perso in media il 12% quest’anno, a causa degli attacchi distruttivi di peronospora, perdendo il primato mondiale a favore della Francia. Anche la zootecnia è in sofferenza, con un 2023 inaugurato dal calo del 30% della produzione di carne bovina e continuato con il proliferare della peste suina, che rischia di distruggere un comparto da 11 miliardi. E mentre i listini dei cereali sono in caduta libera (-40%), il carrello della spesa si fa più pesante con l’inflazione, esplodendo il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati. Oggi un produttore prende 35 centesimi per un chilo di grano duro, mentre un pacco di pasta costa 2,08 euro, con un aumento del 494% dal campo alla tavola. Stessa dinamica sul latte: all’allevatore vanno 52 centesimi al litro, ma il consumatore per comprarlo spende 1,80 euro (+246%). Vale anche su frutta e verdura: i pomodori passano da 1,13 euro al chilo all’origine a 3,73 euro al consumo (+230%); le mele da 50 centesimi a 2,43 euro al chilo (+386%); le pere da 1,64 a 3,55 euro al chilo (+116%); persino la zucca di Halloween, da 65 centesimi a 2,76 euro (+325%). Il risultato è un calo del 60% del reddito netto delle imprese agricole, che fanno sempre più fatica a coprire i costi di produzione in continua ascesa (+16mila euro nell’ultimo anno per azienda). 

PROPOSTE DI CIA – Ѐ ora, dunque, di risolvere i problemi e rispettare le aspettative del settore, aggiornando la normativa sulle pratiche sleali certificando i costi di produzione agricola per assicurare prezzi dignitosi; riducendo le forme di finanziarizzazione legate alla produzione di materie prime. D’altra parte, senza reddito e cibo, la sovranità alimentare resta uno slogan. Ma non è tutto. Bisogna favorire l’aggregazione aziendale e incentivare la crescita delle Pmi, anche con una revisione degli strumenti di accesso alla terra e una legge sul ricambio generazionale, che vuol dire dall’altro lato agevolare l’uscita dal settore con una riforma strutturale per innalzare le pensioni minime agricole. 

LA SITUAZIONE A VENEZIA - "Quelli nazionali - commenta la presidente Senno - sono argomenti sui quali ci impegnano anche a livello territoriale. Proprio sulla concorrenza estera, per esempio, stiamo vivendo un momento difficile con i cereali: il Veneto è il primo produttore di mais in Italia con una superficie complessiva di 184.000 ettari, con Venezia seconda provincia, ma un raccolto record in Russia, che ha raggiunto i 153-155 milioni di tonnellate di cereali (85 milioni delle quali di grano), ha riempito i silos e invaso i mercati internazionali.
Sulla siccità, con un -96% di precipitazioni rispetto all’anno scorso, siamo già intervenuti con un piano in 12 punti, presentato a tutti i Comuni della Città Metropolitana. Ma più in generale, manifestiamo per ottenere il giusto riconoscimento al lavoro degli agricoltori: dal campo alla tavola i prezzi crescono in media a tre cifre. Redistribuire sulla fase a monte una quota di tale incremento consentirebbe agli agricoltori il giusto reddito per continuare a produrre qualità senza alterare gli equilibri della filiera".