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Venedemmia 2021

La Giunta Veneta da l'ok per l'attingimento da Glera a Prosecco

La vendemmia del 2021 sarà da ricordare per la viticoltura veneziana: la giunta regionale ha infatti approvato – solo per quest’anno – il passaggio di denominazione (in gergo tecnico si chiama “attingimento”) di glera a prosecco.

«E’ la conseguenza – spiega il presidente di Cia Venezia Paolo Quaggio – soprattutto di due circostanze: da un lato le avverse condizioni meteo, come gelate e grandinate, che ne hanno ridotto la produzione. E dall'altro dalle richieste del mercato che, specie dopo il lockdown, ha conosciuto una vera e propria impennata di richieste. L’anno scorso – nonostante le chiusure provocate dalla pandemia – sono state prodotte 500 milioni di bottiglie di prosecco, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro (un quarto destinato al mercato italiano, il 75 invece al mercato estero).

In sostanza, per mantenere gli impegni presi con i fornitori, il Consorzio di Tutela della Doc Prosecco si è reso conto che non c’era abbastanza uva.
«Per questo la Regione ha autorizzato le aziende ad attingere dai vitigni di glera per un totale di 6250 ettari (5400 in Veneto, con larga parte proprio nella parte orientale della provincia veneziana, il resto in Friuli Venezia Giulia). La misura ha dei vincoli. Innanzitutto il glera non deve provenire da nuove superfici coltivate, ma deve essere presente sui terreni da prima del 31 luglio 2018. E poi c’è un vincolo di 25 ettari convertibili ad azienda. Ciò vuol dire che i produttori più piccoli – quelli che hanno 2-3-4 ettari coltivati a glera, possono convertire l’intera produzione. Per chi si ritrova 100 ettari, la conversione riguarderà solo un quarto del terreno».

Un algoritmo che in qualche modo dà respiro proprio alle realtà più piccole.
«Se l’uva viene venduta sul mercato come glera, per la produzione di vino da tavola, il valor si aggira sui 20-30 centesimi al chilo. Se invece viene venduto come prosecco, il valore sale a 1,10-1,20 euro al chilo. Si tratta certamente di un provvedimento – per quanto eccezionale – che dà un sostegno al settore vitivinicolo della nostra provincia».

L’auspicio è che, per accontentare la sempre più alta richiesta, questi seimila ettari possano diventare in pianta stabile vocati al prosecco. «E’ un ragionamento che dovremo fare con la Regione e con il Consorzio – conclude Quaggio – contemperando sia la specificità del prosecco che il rischio che, in assenza di questo allargamento, gli spazi non vengano occupati da vini concorrenti».

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