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Vendemmia 2023

Convegno di Cia Venezia sulla vendemmia 2023

Annata condizionata dai cambiamenti climatici. Il mercato regge con le esportazioni. Rischio “monocoltura” tra glera e pinot
 

Tradizionale punto sulla vendemmia 2023, per analizzare produzioni, mercati e prospettive, a cura di Cia Agricoltori Italiani di Venezia, quello che si è svolto lunedì 27 novembre a Noventa di Piave. 
“Annata non da ricordare – ha spiegato la presidente di CIA Venezia Federica Senno - sia per quanto riguarda la quantità di raccolto che per la qualità zuccherina. Le aziende invece la ricorderanno per i danni provocati dai cambiamenti climatici: tra siccità, grandine, folate di vento, piogge fuori stagione, sono tanti i motivi che hanno portato ad una diminuzione del raccolto. E proprio la questione dei cambiamenti climatici deve essere al centro del dibattito politico. Tra due giorni comincerà a Dubai la Cop28 (la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici): speriamo non sia occasione persa, perché ogni decisione non presa si ripercuote sull’ambiente e sulle nostre aziende”.

Franco Passador, amministratore delegato di Vi.V.O. Cantine, ha illustrato i dati di mercato. “La vendemmia del 2023 è in calo rispetto all’anno precedente. In Italia il calo è stato particolarmente persistente, tra crisi climatica e patologie fitosanitarie.
A incidere sul mercato è anche la giacenza: la quantità in Europa è maggiore della produzione (173milioni di ettolitri di giacenza rispetto a 165 milioni di ettolitri di produzione). E c’è anche un significativo calo dei consumi (in 20 anni sceso da 30 a 22 litri pro capite), soprattutto nelle nuove generazioni. A soffrire di più sono le aziende piccole, ma che rappresentano l’85% del tessuto produttivo nel nostro territorio e il 50% degli occupati. In 20 anni a salvare il mercato sono state le esportazioni: Germania, Stati Uniti,
Regno Unito sono i paesi importatori principali.
Un piccolo focus sul prosecco: 628 milioni di imbottigliamenti di prosecco. La produzione si attesta ai 4,5 milioni di ettolitri. Con le giacenze, si punta per il 2024 ad arrivare a 5 milioni dí ettolitri.
Il mercato del prosecco comunque regge. Il Pinot grigio segna un 5% in più di produzione (con un aumento delle esportazioni del 39%).

Alberto Zannol, direttore della Direzione Agroalimentare della Regione Veneto ha illustrato l’andamento delle superfici coltivate a vite in Veneto. Ad oggi sono quasi 102mila ettari. Tra le varietà più piantate nel veneziano, prevalgono glera e Pinot grigio (assieme costituiscono il 53%), Merlot, Chardonnay, Pinot nero (soprattutto per tagliare il prosecco rosè) e Cabernet Franc. A livello regionale, Venezia copre il 10% della superficie (dopo Treviso e Verona).

Domenico Mastrogiovanni, responsabile del settore vitivinicolo di CIA Agricoltori Italiani, dice che il modello veneto è vincente, ma non bisogna rischiare la monocoltura (e i dati su glera e Pinot lo testimoniano).

Il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini ha concluso ricordando che il settore, seppure in salute, deve stare attento. Covid, Ucraina e Israele sono scenari che incidono sulla congiuntura. Le difficoltà nelle esportazioni, tassi di mutuo che affossano soprattutto le aziende più piccole sono reali.