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Cia Venezia lancia l'allarme maltempo

«Nei primi 15 giorni di maggio è piovuto per 14: se aggiungiamo che le temperature sono sotto la media stagionale, si può ben capire il rischio per le coltivazioni».

A lanciare l’allarme è la CIA Agricoltori Italiani Venezia.
«È difficile fare previsioni sulle ricadute economiche – conferma il presidente provinciale Paolo Quaggio – dipenderà da quello che succederà da qui a fine mese: ma se la situazione non dovesse migliorare, il calo di produzione (e di fatturato) oscillerebbe tra il 20 e il 40%».
In un momento in cui l’attenzione su questo tema è di nuovo alta, CIA fa notare che il settore produttivo a pagare il prezzo più alto rispetto ai cambiamenti climatici è proprio l’agricoltura. E questa stagione è la più delicata dell’anno.
«Abbiamo I problemi con il grano – spiega Quaggio – perché questo è il periodo della fioritura. Ma con queste piogge continue le piante sono a rischio di attacchi fungini. Le coltivazioni di medicai ed erbai, non si riescono a sfalciare ed affienare. Nella zona più settentrionale della provincia non si sono ancora completate le semine di mais. E dove è stato piantato c’è il rischio di dover procedere a una risemina».
Minori problemi riguardano la soia: «Le semine slitteranno a giugno, vedremo però se –come preannunciano – arriverà un’ondata di calore troppo forte».
Ultima, ma non per importanza, la vite. Da ormai due o tre anni la nostra provincia è diventata la terza in regione per produzione vitivinicola. Ma l’eccesso di piovosità limita i trattamenti e conseguentemente il contenimento delle fitopatie.
«La soluzione più immediata – continua il presidente di CIA – è di ricordare agli agricoltori di assicurare i raccolti attraverso il Consorzio di Difesa, visto che si stanno avvicinando le scadenze entro le quali stipulare le polizze assicurative con contributo pubblico (31 maggio per le colture a ciclo autunnale – primaverili   e 30 giugno per le colture a ciclo primaverile - estivo). Ci sono poi azioni meno evidenti ma che il nostro settore porta avanti: investiamo per i rimboschimenti, in tecniche di coltivazione di precisione e meno energivore. Ma certamente non possiamo risolvere da soli tutto: occorre uno sforzo collettivo per preservare la nostra civiltà dai cambiamenti climatici».