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NO AL “PROSEK” CROATO

Il veneziano seconda provincia per la produzione di prosecco

3.443 gli ettari vocati. Parte la mobilitazione di Cia Venezia a difesa della storica denominazione

“Giù le mani dal Prosecco”. Cia Venezia si mobilita e lancia una campagna a difesa di questa particolare denominazione alla luce del possibile riconoscimento della menzione “Prosek”, richiesta nelle scorse settimane dalle autorità croate, da parte della Commissione Europea. “Sarebbe un danno enorme sia per la nostra provincia che per la Regione Veneto – puntualizza il presidente di Cia Venezia, Paolo Quaggio – anche, e soprattutto, in termini economici e di immagine”. Nel veneziano, e in particolare in tutta la parte orientale della provincia, sono 3443 gli ettari vocati a uva Glera (vitigno a bacca bianca dal quale si ottiene, appunto, il Prosecco Doc), su complessivi 10.314 ettari. Venezia è seconda solo a Treviso per estensione del vitigno, con un migliaio di aziende coinvolte.

Tra l’altro nel 2021 la vendemmia sarà da ricordare per la viticoltura veneziana: la giunta regionale ha infatti approvato – solo per quest’anno – il passaggio di denominazione (in gergo tecnico si chiama “attingimento”) di glera a prosecco: è la conseguenza soprattutto di due circostanze: da un lato le avverse condizioni meteo, come gelate e grandinate, che ne hanno ridotto la produzione. E dall'altro dalle richieste del mercato che, specie dopo il lockdown, ha conosciuto una vera e propria impennata di richieste. L’anno scorso – nonostante le chiusure provocate dalla pandemia – sono state prodotte 500 milioni di bottiglie di prosecco, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro (un quarto destinato al mercato italiano, il 75 invece al mercato estero). In sostanza, per mantenere gli impegni presi con i fornitori, il Consorzio di Tutela della Doc Prosecco si è reso conto che non c’era abbastanza uva. Per questo la Regione ha autorizzato le aziende ad attingere dai vitigni di glera per un totale di 6250 ettari (5400 in Veneto, con larga parte proprio nella parte orientale della provincia veneziana, il resto in Friuli Venezia Giulia).

«Cifre importantissime – conferma Quaggio - che consentono agli imprenditori vitivinicoli di centrare l’auspicata sostenibilità reddituale. Mettere in discussione tale denominazione significa disorientare i clienti, spesso stranieri. L’unico Prosecco è il nostro, le imitazioni creano delle irrimediabili storture lungo la filiera».

Secondo CIA Venezia, se la Commissione UE dovesse davvero procedere al riconoscimento della menzione “Prosek”, si renderebbe suo malgrado protagonista di un’azione a dir poco incoerente, che andrebbe contro le denominazioni europee, anziché a loro tutela. «Siamo pronti – conclude Quaggio - a presentare obiezioni precise e puntuali affinché l’iter non vada avanti. L'unico Prosecco certificato da uno specifico disciplinare, peraltro molto rigoroso viene prodotto nei nostri territori. Ci batteremo nelle sedi più opportune partendo proprio da questo presupposto».

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