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Attività florovivaistica

Attività florovivaistica: settore in crisi

Saranno un autunno e un inverno molto complicati per le aziende florovivaistiche della provincia di Venezia, che potrebbero interrompere la produzione di piante e fiori. Colpa dei rincari dei costi dell’energia, che stanno incidendo in maniera devastante sui bilanci delle aziende agricole.

«Cia Venezia – spiega la presidente Federica Senno - calcola che gli aumenti previsti per la produzione florovivaistica del 2022 possano raggiungere il + 70% rispetto al 2021, con punte che rischiano di superare il 100%: uno scenario che costringe i vivai a produrre in perdita».
L’emergenza energetica si riversa infatti non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50% in più per il gasolio e l’elettricità al 400% in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati. Il risultato è, ad esempio, che per una serra di mille metri quadri - dove si coltiva un fiore del periodo - la perdita è netta per i vivaisti, con i costi di produzione che superano di gran lunga quelli di vendita.

Anche i cambiamenti climatici, con le temperature roventi d’estate, stanno aggravando la situazione. La siccità ha danneggiato le coltivazioni autunnali, come il ciclamino e il crisantemo. Le aziende hanno in alcuni casi dovuto raffreddare le serre in maniera anomala per mantenere le temperature abituali, dato che in alcune zone le temperature sono arrivate a 46 gradi.

In proiezione, problemi anche per il periodo invernale, con le stelle di Natale, che muoiono o vanno in stress senza riscaldamento e illuminazione adeguate. Molte cure e attenzioni sono necessarie anche per le piantine da orto e per la produzione di piante da appartamento e fiori.
«Se in altri settori – conferma Senno - si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica, le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura. Le rose ad esempio hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire ed in assenza di riscaldamento muoiono. E chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e cercare di riconvertire la produzione».

L’Italia è tra i principali produttori di piante e fiori dell’Ue e vanta una grandissima varietà grazie alle sue caratteristiche territoriali. Il settore florovivaistico, malgrado l’evidente flessione dovuta alla pandemia, rappresenta un valore alla produzione che supera i 2,6 miliardi di euro. Il saldo attivo della bilancia commerciale è di oltre 400 milioni di euro, per un totale di 27mila imprese, che danno lavoro a più di 100mila addetti. In Veneto le aziende florovivaistiche sono circa 1.500 (189, poco più del 10%, nel Veneziano), con un fatturato pari a 500 milioni.
«Non possiamo – conclude la presidente Senno – non chiedere alle Istituzioni di farsi carico della crisi di questo settore, attraverso interventi concreti, pena la chiusura di aziende e la perdita di posti di lavoro».